giovedì 18 novembre 2010

foto.


Tornando nella loro camera i due bambini si scambiavano occhiatacce. In Lydia brillava una fiamma di ferocia, avrebbe voluto avere maggior sostegno, Teo d'altra parte era abbastanza sconsolato da placare la voglia della bambina di andargli contro. Lui capiva l'irritazione di lei, lei sapeva che se lui non sprecava troppe parole non era per codardia.
Lydia era la sola al mondo a conoscere quel lato di Teo, e forse era per gelosia, ma nemmeno lei ne parlava preferiva vederlo come un segreto. Inoltre, anche se qualche settimana prima il pensiero non le aveva mai nemmeno sfiorato la mente, cominciava ad accorgersi che forse non comprendeva l'amico fraterno come aveva sempre fatto. Per rispetto a quel lato taciturno, ma anche per spirito di emulazione di ciò che secondo lei era un lato molto interessante, Lydia non prese mai l'argomento con nessuno, men che meno con Teo. Per di più era una bambina che amava i segreti, averne qualcuno la faceva sentire in possesso di grandi tesori. Quello che nessun'altra persona conosce, anche un bambino capisce che è qualcosa di prezioso; Se si è un po saggi, o semplicemente abbastanza sensibili, comprendere che certe cose e meglio non renderle di pubblico dominio è qualcosa che diventa presto parte del modo in cui ci si confronta con il mondo. 
Che Teo riuscisse a capire cose di cui nessuno gli aveva mai parlato, o quella ancora più importante di riuscire a spiegarla a chiunque glielo chiedesse, era un grandissimo dono che non spettava di certo a Lydia raccontare a qualcuno. D'altra parte, una bambina sveglia capisce in fretta che ciò che lei non possiede non è strano, ma speciale e se non fosse stato il suo amico ad essere speciale, forse era lei ad essere troppo semplice.

Quando i due bambini ebbero finito di prepararsi presero gli zainetti semi vuoti, i più leggeri che avrebbero portato con se in tutto l'anno, e li portarono al piano di sotto. Scesero nel vialetto e si avvicinarono alla macchina aspettando Virginia che li avrebbe portati a scuola. Nell'attesa guardarono verso la casetta bianca, quella che in città sarebbe stata definita una villetta in quel piccolo borgo non era molto diversa da un'altra. Il tetto con le tegole rossastre e il largo balcone che collegava tra loro le camere del piano superiore, la ringhiera rossa era un po scolorita ma in quel fine settimana Luigi si era ripromesso di darle una rinfrescata di vernice, come alla fine di ogni estate. Era una giornata di sole e il vento trasportava il profumo del cespuglio di rosmarino che era stato piantato vicino al muretto che delimitava la proprietà. I due monelli amavano quel profumo.
Quando anche Virginia uscì per il portone verde del numero 87 di Via dell'arco Romano i bambini si ripresero dal torpore di quel momento e incitarono la donna a sbrigarsi, lei corse verso di loro e ci girò attorno e li prese per le spalle, stringendoli a se, mentre Luigi scattava una foto ai tre prima che qualcuno potesse accorgersi e lamentarsi di quello che stava accadendo.

Teo sarebbe uscito con gli occhi molto stretti, quasi chiusi, in un'espressione che si sarebbe detta offesa o forse anche arrabbiata. Purtroppo si era accorto del comportamento insolito della Zia, già visto molte volte durante l'estate, ma non riusciva a vedere dove si fosse nascosto il padre, e anche se immaginava fosse nascosto dietro la porta c'era la possibilità che fosse appostato dietro una finestra. Cercarlo gli donò uno sguardo molto tagliente.

Luigi sorrise guardando l'espressione del figlio nello schermo della fotocamera, l'omaccione di un tempo forse non sarebbe riuscito a muoversi così in fretta, o anche solo nascondersi dietro la porta con la macchina fotografica pronta allo scatto senza che i suoi fianchi svelassero l'inghippo. Ma gli anni che seguirono la nascita di Teodoro erano stati duri e avevano chiesto il loro tributo sia al fisico che all'anima. A Luigi la vita aveva portato via parecchio, qualcuno potrebbe forse dire i chili con disarmante superficialità, ma non erano le sue larghe forme a rendere la sua voce e la sua risata quel che erano. Non quanto la gioia serena, che quel ventre esagerato, lasciava appena immaginane l'immensità di ciò che gli era stato dato.

Prima che giungesse anche il suo turno di uscire di casa, Luigi scaricò le foto prima sul computer e poi su una “pen-drive” che portava appesa al portachiavi. Messi i ricordi al sicuro era tempo di uscire a sbrigare la sua parte di commissioni, per poi concedersi un po di meritato riposo dalla dura nottata di lavoro da cui era tornato appena qualche ora prima. Prima di uscire passò in camera sua a recuperare il portafogli e a fare una carezza alla fotografia di Camilla. Il tempo di un mesto sorriso ed era già fuori di casa.




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