domenica 21 novembre 2010

La classe


Lydia osservava da lontano Teodoro fare conoscenza di quel ragazzo nuovo mentre lei si intratteneva con le amiche, alcune delle quali non vedeva da giugno e tra loro in particolare, senza troppo dispiacere, c'era Margherita; ci sono bambini che per quanto possano essere educati, cortesi, simpatici e cordiali proprio non rientrano nei nostri gusti per un solo e delle volte insignificante particolare, non un difetto, ma qualcosa che nonostante la ragione ci dica quanto questo sia assolutamente trascurabile non riusciamo a farcene una ragione.

Lydia non aveva antipatia per Margherita, anzi, riconosceva in lei svariate qualità ma non poteva soffrire la sua “eccessiva femminilità”. Il suo zaino era sempre nuovo ogni anno, e ogni anno era di colore rosa, come rosa dovevano essere le sue scarpe e il ricamo sul suo grembiule. I suoi capelli biondi erano vaporosi, lunghi fin sotto le spalle, terminavano con larghi boccoli ed erano sempre rigorosamente sciolti, se non per qualche forcina a forma di muso di gatto (il gatto in questione portava a sua volta un fiocco tra le orecchie). Persino durante le ore di disegno non provava a legarsi i capelli in una coda e contrariamente a quanto succedeva a Lydia, non gli creava nessun fastidio portarli davanti agli occhi.
«... Ma Teo è diventato più alto? Sembra proprio che sia più alto... cosa ne pensi Lilì?» chiese Margherita a Lydia trovandola distratta mentre le altre ragazze confrontavano i loro zainetti nuovi;
Lydia trasalì per la sorpresa con cui la domanda l'aveva colta, ricordando uno dei motivi per cui non era dispiaciuta di non aver visto l'amica durante l'estate.
«Quando Zio gigi ci ha misurato l'altro giorno lui era appena un centimetro più alto rispetto all'anno passato, mentre io due... non credo mi raggiungerà mai!»
«Ancora deve nascere il maschio che ti raggiungerà Lilì!» a prendere la parola fu Veronica, una ragazza dai capelli scuri e gli occhi color nocciola, minuta tanto da sembrare almeno un anno più piccola di Lydia, anziché nove mesi più grande come era in realtà. La bambina aveva un vera e propria adorazione per la compagna di classe, osservandone gli occhi azzurri non poteva non pensare che averli anche lei di quel coloro potesse farla uscire dall'anonimato in cui si sentiva rilegata a causa delle sue piccole dimensioni e dall'aspetto tanto comune.
«Già, da quando sei la capitano i maschi non vincono mai i giochi a squadre! » Sentenziò Margherita;
«Siamo sempre più di loro, è anche per questo! Ma chi è quel bambino? » Lydia cambiò l'argomento prima che diventasse ancora più imbarazzante spostando l'attenzione degli altri su ciò che aveva rubato la sua.
«Si Chiama Ale credo...» Disse Veronica « La madre è una signora altissima che è entrata dentro la scuola con la maestra Maria, l'ha chiamato così mentre gli diceva di aspettarla fuori..»
«Perchè? Ti piace?!» Aggiunse Margherita «se diventasse amico di Teo potremo fare un quartetto! Guarda che se anche quest'anno non ti piace nessuno i maschi cominceranno ad odiarti!»
«No! È poi i maschi mi odiano già... mi tirano i capelli a turno... ma a me non importa, se non fanno attenzione e li scopro gli faccio come a Domenico!» La sentenza di Lydia portò alla mente il terribile incidente in cui, Domenico, tirò i capelli a Lydia senza preoccuparsi di nascondersi bene prima che lei si girasse e trovandosi così a prendere tanti schiaffi quanti il tempo impiegato dalla maestra per separarli le concesse di dargli.
Domenico rimase decisamente intimidito dalla dimostrazione di Forza della bambina, riservandosi il diritto di rispettarla da dovuta distanza.
«è solo che sembra andare d'accordo con Teo, e lui non va d'accordo con tutti...» concluse Lydia.
«Speriamo di no! »Disse Margherita«Se cominciasse a fare amicizia con tutti non sarebbe più il ragazzo di cui mi sono innamorata...»
A Lydia qualcosa si girò bruscamente nello stomaco e distogliendo lo sguardo dai due maschietti che facevano la reciproca conoscenza si rivolse all'amica con sguardo accigliato:
«Ma come parli? Che schifo...»
«Perchè? Che ho detto?»
«Qualcosa di troppo Piccola miss» disse Veronica
«Non sono una piccola miss!»
«Ogni tanto un po' si...» Concluse Lydia ma questa volta sorridendo e attirando lo sguardo ammirato di Veronica sugli occhi azzurri che brillavano sempre un po di più mentre sorrideva.
Le bambine si misero a ridere e con una corsettina si aggiunsero anche loro al duo che diede il benvenuto ad Alessandro.

Vedendole arrivare Domenico fece qualche passo indietro, intimorito dalla presenza di una particolare figura dai capelli neri, gli occhi di ghiaccio e le mani di piombo.
«Ciao! Alessandro queste sono Lydia, Veronica e Margherita... anche loro sono nostre compagne di classe...» disse Teo indicando con la mano le tre bambine mentre ne pronunciava i nomi.
«Ciao Alessandro!» dissero le tre contemporaneamente ritrovandosi poi a ridere per la non voluta sincronia.
«Ciao, hè un Piaccere! » Rispose il bambino arrossendo visibilmente all'arrivo di quel gran numero di ragazze.
«Ma come parli?»Chiese Margherita, mentre Teo si chiedeva se fosse mai capitato che quella bambina avesse riflettuto bene sulla situazione prima di aprir bocca.
«Con la bocca come tutti!» rispose Lydia intercettando, e comprendendo, il disappunto nello sguardo di Teo«Ma lui la usa per essere educato... Il piacere è nostro Alessandro! Possiamo chiamarti Ale? Altrimenti è troppo lungo...»
Il bambino era rimasto un po disorientato da quello scambio veloce di battute tra i presenti, e forse fu per quello che ci mise un po per fare il cenno d'assenso con la testa alla domanda rivoltagli da Lydia. In quel momento la campanella squillò per tutto il cortile, Margherita e Veronica scapparono dalle madri che discutevano tra loro mentre reggevano gli zaini delle figlie, Domenico le imitò, ma Teo, Alessandro e Lydia si avvicinarono dalla loro maestra che era appena uscita dal portone assieme alle maestre delle altre classi e la madre di Alessandro.
Quando la Madre di Alessando si abbassò per dare un bacio al figlio, Teo rimase impressionato per l'altezza della signora, sembra metterci un'eternità a riportare il volto ad un'altezza a cui era possibile per gli umani vedere il colore dei suoi occhi, Grigi, ma della tonalità di Teo e non del figlio. Era persino più alta di Luigi, cosa che Teo non credeva possibile fino a quel momento. Madre e figlio si scambiarono qualche parola in tedesco, che Teo interpretò come “fai il bravo!! ci vediamo all'uscita! Ma prima, bacio...”. Poi lei gli passò una cartella, non lo zainetto che avevano tutti gli altri bambini ma una cartella rettangolare con la struttura rigida, che Teo invidiò moltissimo vista la praticità con cui era possibile sistemare i libri. Ma per Alessandro non era altro che un altro sintomo della sua estraneità a quel luogo.
«Ma dove la posso trovare una così?» si sbrigò chiedere Teo, mentre Lydia sbarrava gli occhi davanti a tanta intraprendenza.
Sentendo la domanda il bambino rispose con un tono di voce appena più alto «hè un regalo... non lo so...», sorrise al nuovo amico, salutò la madre e si avvicinò alla maestra assieme al resto dei compagni di classe, attendendo che qualcuno gli spiegasse cosa fare quel primo giorno.

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