Una volta in macchina la guida di
Virginia divenne molto più cauta e tranquilla. Nelle code per i
semafori non suonava il clacson se l'auto davanti a lei non
sfrecciava via allo scattare del verde, mentre le auto dietro di lei
dovettero più volte ricordarle di non essere ancora arrivata a
destinazione. Giunti a casa Lydia e Teo scesero scattanti giù
dall'auto per aprire il cancello e far entrare l'auto nel vialetto,
e lasciando a Virginia il compito di richiuderlo scapparono dentro
casa dove l'odore del pranzo colpiva le loro narici ricordandogli
quanta fame avessero.
In casa Lanotte niedda non c'era una
cosa che mettesse più in disaccordo i suoi inquilini come scegliere
cosa mettere a tavola. Tutti loro avevano gusti estremamente diversi.
Ad esempio, per quanto Teo adorasse le
carote non sopportava di sentirne il sapore nel sugo al ragù, al
contrario Lydia che adorava il sugo al Ragù non era capace di
mangiare verdure senza fare qualche palese espressione di disgusto.
Virginia e Luigi invece, gli adulti, mangiavano tutto ciò che veniva
messo in tavola ma entrambi trovavano discutibile la cucina
dell'altro e avendo l'abitudine, che l'etichetta definisce pessima,
di essere estremamente sinceri l'uno con l'altra spesso l'ora di
pranzo diventava motivo di leggeri malumori. Erano solamente quattro
i piatti che potevano mettere d'accordo tutti gli abitanti di via
dell'arco Romano 87, uno di quelli era la pasta all'amatriciana di
Luigi. Per prepararla a Regola d'arte era necessario che Luigi
tagliasse i pelati ed eliminasse personalmente ogni seme, il
soffritto andava preparato con il guanciale e non con la pancetta
come si fa quando si ha molta fretta e poca voglia di perder tempo a
tagliar via cotica e fare i cubetti. Inoltre a suo dire non andava
usato ne peperoncino ne altre spezie se non il pepe del guanciale
eppure, anche se nessuno ammetteva di avere la bocca così delicata,
quella pasta pizzicava sempre un po', ma non dava mai fastidio anzi,
spesso aumentava l'appetito dei commensali.
I Bambini non vedevano l'ora di
mettersi a tavola così buttarono gli zainetti nel soggiorno, mentre
passavano davanti alla porta per andare in bagno a lavarsi le mani.
- «Poi rimetteteli in stanza! Non voglio disordine! »-
Urlò Virginia mentre entrava in casa
poggiando le chiavi dell'auto sopra il mobiletto dell'ingresso,
precisamente affianco al piattino per le chiavi.
- «Come è andata la giornata? Sei riuscita a calmarti poi? » le chiese Luigi affacciandosi sull'ingresso dalla porta della cucina indossando un bel grembiule rosso con su la scritta “baciami, sono il cuoco” in grosse lettere bianche.
- «Solo quando li ho avuti con me, e più che calmarmi ho cercato di non far preoccupare loro... Ogni santa volta gigi, Ogni santa volta! C'è sempre una qualche piuma nera... » rispose Virginia mentre gli stampava un bacio sulla guancia, un po come saluto, un po' perché aveva imparato a rispettare gli ordini scritti su un grembiule.
- «È solo un caso, ti ho già detto tempo fa che Camilla ha costruito chissà quanti acchiappasogni con le piume nere... »
- «E se fossero state sfortunate o cose così non pensi le avrebbe usate... ricordo...Forse lei le usava perché non portassero sfortuna! Per esorcizzare qualcosa... »
- «Stai dando della strega a mia moglie? »
- «Glielo dicevo in faccia più volte al giorno se ben ricordi... »
- «Gia... ma continuo a credere che siano cavolate le tue... rilassati... i bambini stanno bene, noi stiamo bene, e... » in quel momento i bambini entrarono in cucina dirigendosi verso i cassetti delle tovaglie e delle stoviglie « una volta riempite le pance staremo molto meglio! Su su... ancora 3 minuti e sarà tutto pronto! Ehi voi due... il grembiule rosso! » I bambini lasciarono i cassetti e presa una guancia a testa baciarono Luigi che si era chinato ad un'altezza accettabile per Lydia ma che richiedeva a Teo di mettersi sulle punte dei piedi.
Virginia Rimase in silenzio mentre
aiutava i bambini a sistemare la tavola, aprendo la bocca giusto per
riprendere Lydia che invertiva l'ordine di forchetta e coltello al
piatto di luigi. Una volta che, pasta nei piatti, il cuoco augurò un
buon appetito a tutti per alcuni minuti non si udì nient'altro che
forchette sbattere sui piatti, raschiare ogni tanto sui denti di uno
dei bambini e mascelle che lavoravano felici sino al momento in cui a
turno ognuno dichiarò di voler fare il Bis.
Finita la pasta Virginia si alzò per
preparare il caffè per lei e Luigi mentre L'uomo chiese hai bambini
come fosse andato il primo giorno di scuola, sentendosi raccontare di
Alessandro, della sua mamma altissima e del piccolo errore di
pronuncia che fece ridere la classe.
- «Non è stato molto carino però... alcuni non la smettevano più di ridere!» Sentenziò Teo
- «Già, ma è stato divertente... sembrava volesse dire che era morto o quasi! » rispose Lydia
- «Già, ma non per lui...»
- «Già, ma quando una cosa fa ridere Ridi! »
- «Già, ma io non ho riso! »
- «Già!Già!Già!Già! È già ora di smetterla secondo me... » Disse Luigi mettendo un freno a quella piccola discussione « non puoi fare una colpa a Lydia perché ha riso... sicuramente se avesse pensato di fare un torto a quel bambino non l'avrebbe fatto... si chiama Alessandro giusto? Non sembra un nome tedesco... »
- «Il padre è italiano, anche il cognome è italiano, Si chiama Armato » disse Teo per rispondere al dubbio del padre.
- «Chiaro! Ok, adesso mentre noi ci prendiamo il caffè, voi potete andare a giocare! Tanto non penso abbiate compiti... giusto? »
- «Maestra Maria vuole controllare i quaderni delle vacanze domani, così se qualcuno non li ha finiti può farlo oggi... ma chi li ha finiti è libero! Come noi. » Rispose Lydia e scendendo dalla sedia prese Il piatto e forchetta e li portò al lavandino come Teo aveva fatto mentre lei parlava.
- «Aspettate! Non volete un po di frutta? » Disse Virginia mentre si apprestava a versare il primo goccio di caffè uscito dalla moca in un bicchiere con dello zucchero così da preparare un po di crema per i caffè ed eliminare la parte più forte.
I Bambini non risposero, Lydia fece
appena un cenno del capo mentre Teo prese una banana e se la portò
via per mangiarla più avanti.
I due bambini salirono al piano
superiore, riportando gli zaini dal soggiorno alle loro stanze. La
stanza di Teo dava l'impressione di essere molto più spaziosa di
quella di Lydia, per quanto in realtà fosse leggermente più
piccola. Ma a lui piaceva così. Non sembrava esserci il letto, ma in
realtà era solamente posizionato sopra un armadio a ponte, sotto il
quale c'era il guardaroba e una piccola scrivania.
Alle pareti vi erano i poster di alcuni
personaggi dei cartoni animati e varie mensole con modellini di
aeroplani e automobiline costruiti da lui con i lego o regalati dopo
un'esplicita richiesta a babbo natale, suo padre non credeva che
fossero i giochi adatti ad un bambino quelli che non potevano essere
toccati. Ma, per certi versi, i giochi preferiti di Teo erano giochi
che non solo non potevano essere toccati, ma nemmeno visti,
ascoltati, odorati e quantomeno gustati. I giochi di Teo si potevano
solamente giocare.
Quando Lydia entrò nella stanza trovò
Teo con il braccio teso dietro l'armadio nel tentativo di recuperare
un elemento fondamentale del loro gioco. Il quaderno segreto.
Una volta recuperato i due si
arrampicarono sul letto di Teo attraverso la scala messa sul lato del
mobile, e una volta seduti sul letto una di fronte all'altro Lydia
prese la parola:
- «Allora? Inizi tu? Cosa hai sognato stanotte? »
- «Non puoi mica chiedermelo così! Dovevamo fare quell'altra cosa prima no? » Disse Teo sconsolato nel apprendere che l'amica aveva più fretta di quanta ne fosse necessaria per giocare come si doveva.
- «Ahi Ragione... ma facciamolo assieme... non sono sicura di ricordarlo bene, dopo solo una volta. »
- «Ok, è per quello l'avevo scritto » la rassicurò Teo aprendo il quaderno e mostrandole ciò che aveva scritto a grandi lettere nella copertina. Così, in coro si chiesero:
- «A dispetto del Grande corvo, racconta al/alla tuo/a sorella/fratello che mondo hai visto quando credevi di sognare... »
- «Ok Lily! Inizia tu! »
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