Tornando nella loro camera i due bambini
si scambiavano occhiatacce. In Lydia brillava una fiamma di ferocia,
avrebbe voluto avere maggior sostegno, Teo d'altra parte era
abbastanza sconsolato da placare la voglia della bambina di andargli
contro. Lui capiva l'irritazione di lei, lei sapeva che se lui non sprecava troppe parole non era per
codardia.
Lydia era la sola al mondo a conoscere
quel lato di Teo, e forse era per gelosia, ma nemmeno lei ne parlava preferiva vederlo come un segreto. Inoltre, anche se qualche settimana prima il pensiero non le aveva mai nemmeno sfiorato la mente, cominciava ad accorgersi che forse non
comprendeva l'amico fraterno come aveva sempre fatto. Per rispetto a quel lato taciturno, ma anche per spirito di emulazione di ciò che secondo lei era un lato molto interessante, Lydia non prese mai l'argomento con nessuno, men che meno con Teo. Per di più era una bambina che amava i segreti, averne qualcuno la faceva sentire in possesso di grandi tesori. Quello
che nessun'altra persona conosce, anche un bambino capisce che è
qualcosa di prezioso; Se si è un po saggi, o semplicemente abbastanza sensibili, comprendere che certe cose e
meglio non renderle di pubblico dominio è qualcosa che diventa presto parte del modo in cui ci si confronta con il mondo.
Che Teo riuscisse a
capire cose di cui nessuno gli aveva mai parlato, o quella ancora più
importante di riuscire a spiegarla a chiunque glielo chiedesse, era un grandissimo dono che non spettava di certo a Lydia raccontare a qualcuno. D'altra parte, una bambina sveglia capisce in fretta che ciò che lei non possiede non è strano, ma speciale e se non fosse stato il suo amico ad essere
speciale, forse era lei ad essere troppo semplice.
Quando i due bambini ebbero finito di
prepararsi presero gli zainetti semi vuoti, i più leggeri che
avrebbero portato con se in tutto l'anno, e li portarono al piano di
sotto. Scesero nel vialetto e si avvicinarono alla macchina
aspettando Virginia che li avrebbe portati a scuola. Nell'attesa
guardarono verso la casetta bianca, quella che in città sarebbe
stata definita una villetta in quel piccolo borgo non era molto
diversa da un'altra. Il tetto con le tegole rossastre e il largo
balcone che collegava tra loro le camere del piano superiore, la
ringhiera rossa era un po scolorita ma in quel fine settimana Luigi
si era ripromesso di darle una rinfrescata di vernice, come alla fine
di ogni estate. Era una giornata di sole e il vento trasportava il
profumo del cespuglio di rosmarino che era stato piantato vicino al
muretto che delimitava la proprietà. I due monelli amavano quel
profumo.
Quando anche Virginia uscì per il
portone verde del numero 87 di Via dell'arco Romano i bambini si
ripresero dal torpore di quel momento e incitarono la donna a
sbrigarsi, lei corse verso di loro e ci girò attorno e li prese per
le spalle, stringendoli a se, mentre Luigi scattava una foto ai tre
prima che qualcuno potesse accorgersi e lamentarsi di quello che
stava accadendo.
Teo sarebbe uscito con gli occhi molto stretti, quasi chiusi, in un'espressione che si sarebbe detta offesa o forse anche arrabbiata. Purtroppo si era accorto del comportamento insolito della Zia, già visto molte volte durante l'estate, ma non riusciva a vedere dove si fosse nascosto il padre, e anche se immaginava fosse nascosto dietro la porta c'era la possibilità che fosse appostato dietro una finestra. Cercarlo gli donò uno sguardo molto tagliente.
Luigi sorrise guardando l'espressione del figlio nello schermo della fotocamera, l'omaccione di un tempo forse non
sarebbe riuscito a muoversi così in fretta, o anche solo nascondersi
dietro la porta con la macchina fotografica pronta allo scatto senza
che i suoi fianchi svelassero l'inghippo. Ma gli anni che seguirono
la nascita di Teodoro erano stati duri e avevano chiesto il loro tributo
sia al fisico che all'anima. A Luigi la vita aveva portato via
parecchio, qualcuno potrebbe forse dire i chili con disarmante
superficialità, ma non erano le sue larghe forme a rendere la sua
voce e la sua risata quel che erano. Non quanto la gioia serena, che
quel ventre esagerato, lasciava appena immaginane l'immensità di ciò che gli era stato dato.
Prima che giungesse anche il suo turno di uscire di casa, Luigi scaricò
le foto prima sul computer e poi su una “pen-drive” che portava
appesa al portachiavi. Messi i ricordi al sicuro era tempo di uscire
a sbrigare la sua parte di commissioni, per poi concedersi un po di
meritato riposo dalla dura nottata di lavoro da cui era tornato appena qualche
ora prima. Prima di uscire passò in camera sua a recuperare il
portafogli e a fare una carezza alla fotografia di Camilla. Il tempo
di un mesto sorriso ed era già fuori di casa.
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