martedì 16 novembre 2010

Colazione


É mattina, e come su tutta l’Italia, il sole sorge timido per paura di disturbare i poveri bambini che nel fresco mattino di settembre si preparano a tornare a scuola. I tiepidi raggi vanno a baciare anche le pareti bianche del numero 87 di Via Arco Romano, piccola via di soli numeri dispari i cui pari sono in progetto ormai da anni. Per fortuna c'è un muretto di blocchetti a ricordare che prima o poi quell'erba alta sparirà. Nell'attesa però i bambini del numero 87, che in questo momento ancora dormono nelle loro stanze, ne hanno fatto il loro campo giochi per tutta l'estate. Cacciando insetti e raccogliendo “campioni di piante” da analizzare in un fantomatico laboratorio ( due pile di mattoni unite da un tavolone di legno su cui sopra erano stati messe lenti di ingrandimento, contenitori ricavati da bottiglie di plastica tagliate a metà, materiale elettronico ricavato da radio e giocattoli rotti) che dava a Teo l'illusione di non fare “cose da femminuccia” mentre metteva da parte e riportava su un quadernino i fiori che Lydia raccoglieva e gli insetti da lui catturati.

Contrariamente a ciò che era diventato norma in quella casa, questa mattina i due monelli scattavano giù dai loro letti come lampi già dal primo ruggito di Luigi: 
« È Ora di svegliarsi!!» 
Diceva, ricordando la parlata di un sergente al suo battaglione di reclute. 
« Sono già in piedi Zio Gigi! » 
Cantilenava un manico di scopa dai lunghi capelli corvini, sciolti e ben pettinati, che cadevano dritti davanti al viso a qualche decina di centimetri sotto le spalle mentre, ancora nel suo pigiama rosa, scendeva le scale che avrebbero portato alla cucina. 
«Buongiorno papà...» 
Diceva invece Teo, sorridendo al genitore con quell'aria furba dei bambini che già sanno, e si regolano di conseguenza, quello che passa nella testa dei genitori.
Luigi spettinava, per quanto fosse possibile fare peggio, la testa del figlio mentre passandogli davanti andava a dare il buongiorno a Virginia che tirava fuori dal microonde il contenitore del latte per riversarlo nelle tazze, quella con un fondo di caffè per Teo e quella con la cioccolata in polvere per Lydia; La bimba girava a due mani i cucchiaini nelle tazze mentre il maschietto spegneva la tv, sembravano essersi sincronizzati. Teo prese la parola:
«Dobbiamo parlare!».
Virginia e Luigi si avvicinarono per stare ad ascoltare i loro figli; quando due bambini di 8 anni saltano fuori con una affermazione del genere è il momento di serrare i ranghi e prepararsi alla battaglia: perché sarà fatica e sudore per entrambe le fazioni.
Inoltre i due sapevano già che quella mattina avrebbero dovuto affrontare la discussione, anche se avevano cercato di non dare importanza alla cosa con qualche domanda investigatrice tipo “dormito bene?”
«Vogliamo tornare a dormire nella stessa stanza!» Lydia aprì il fuoco per prima
«Scordatevelo, state crescendo e questa separazione l'abbiamo rimandata già abbastanza»
«Rimandiamola ancora, stiamo crescendo forse, ma ancora non siamo cresciuti! Non sono mica più alto di due notti fa? E abbiamo dormito insieme! »
«Lo sai»  fece Luigi «che non è di altezza che parliamo... »
«… non potrete dormire nella stessa stanza per sempre, ed è meglio farlo adesso che rimandarlo ancora!» concluse Virginia mentre serafica tirava fuori un tovagliolo dalla tasca per darlo a Lydia, la quale si preparava a parlare con le labbra sporche di latte al cioccolato.
«Inoltre questa aria battagliera già da mattino presto mi piace! farvi dormire separati a qualcosa è servito!» concluse la Donna.
«Ma io senza Teo ho gli incubi! »
«Si, anche io! »
«Davvero? e cosa avete sognato?» chiese Virginia ben sapendo che la risposta sarebbe stata un lungo silenzio.
«Bell'idea gli incubi ! Ma voi due avete gli incubi anche quando mangiate una fetta di pizza con cipolle! E poi ieri sera abbiamo sentito la storia che leggevate... non è della camera la colpa dei brutti sogni.»
«Ok, Ma chi ammazza i ragni che entrano dalla finestra di notte senza Teo?» incalzò Lydia con il fare di chi crede di saperla lunga
«Zio Gigi? Dice sempre che gli fanno pena e non li tocca, ma ne ha più paura di me!»
Gli adulti risero di gusto, anche Gigi che però era variato al rosso, anche se dissimulò gonfiando le guance e tossendo forte; Virginia era sempre un po nostalgica quando sentiva la risata di Luigi, ora così normale e vuota, come la risata di sottofondo delle vecchie sit-com, incapace di raggiungere qualcosa di più delle semplici orecchie.
«Andiamo, sei capacissima di uccidere sia ragni che draghi piccola Lydia... »disse Virginia, con quel suo modo dolce, che ad ogni parola apriva ferite e le rimarginava al tempo stesso.
«…sappiamo di che parlo vero?»
«Non c'è modo di farvi cambiare idea? » chiesero all'unisono i due monelli.
«Potrete ritornare a dormire nella stessa stanza quando vi sposerete» concluse Virginia.
«Mamma!!! » sbottò Lydia come se la parola le uscisse di gola assieme alla colazione ancora nemmeno assaggiata. Teo si limitò a rabbrividire in silenzio, con lo sguardo rivolto verso Virginia, intento a scrutarne il volto mentre delle ombre le si muovevano dentro gli occhi in seguito alla battuta appena fatta.
Teodoro era un bambino molto attento al mondo attorno a se, studiava tutto ciò che si muoveva e cercava di capirlo, ma era abbastanza furbo da chiedersi anche perché altre cose stessero ferme, e tentava di spiegarselo. Pochi sono gli adulti che andrebbero a parlare con un bambino di cosa è il tempo, lo spazio, la velocità, le forze e quindi difficilmente qualcuno si sarebbe mai accorto della sua rara attenzione e capacità di analisi. Inoltre non faceva mai molte domande, non chiedeva agli altri soluzioni per i problemi a cui non riusciva a dare soluzione, aspettava che il mistero gli si svelasse da solo. Anche per questo non sprecava le parole, preferiva tenerle per se più che lasciare che qualcuno potesse inciamparvi sopra.

Finita la colazione Luigi sparecchiò il tavolo rotondo della cucina mettendo tazze e posate nel lavabo, così mentre Virginia andava a prepararsi per il lavoro lui sbrigava qualche faccenda che potesse rendere più facile la vita domestica. Delle volte due piatti sporchi potevano diventare l'innesco di qualche spiacevole reazione a catena anche nelle più affiatate famiglie. E per quanto bizzarra, quella era una delle più serene convivenze che si potessero ammirare al mondo. Virginia era molto felice mentre indossando la sua camicetta raccontava della discussione appena avuta al piano di sotto alla foto del marito estinto:

«Ciao Fede, oggi è sia ultimo giorno di lavoro che primo di scuola! sta diventando più chiacchierona sai? E che lingua! Taglia l'aria come facevi tu, ancora un paio d'anni e discutere con lei sarà completamente inutile... e identica a te, una lottatrice... potrebbe distruggere il mondo, ma credo gli serva una buona ragione prima... un bacio, a stasera... ti racconterò il resto!»

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