È il 9 settembre del 1999, è sera, ed
il buio comincia a scendere sul bel paese. Il sole resiste un attimo
per accarezzare con un suo raggio, infiltrato tramite una tapparella
rotta, la manina di una bimba che per la prima volta si ritrova nel
petto la sensazione di una fiamma, l'aria è troppo fresca e le
brucia i polmoni. La luce è troppo forte per poter tenere gli occhi
aperti ma attraverso le palpebre delle macchie rosse e bianche
riescono ancora a passare.
Lei urla però! Vuole buttar fuori
tutta l'aria che le sta facendo scoppiare il petto! Lamenta il dolore
di cui fino ad un attimo prima non aveva mai fatto esperienza, per
poi quietarsi al tocco sicuro e delicato di due braccia stanche, ma
abbastanza forti da sorreggere il peso di quella creatura.
«Ciao Lydia»
Disse Virginia, i suoi capelli neri
venivano raccolti dietro le orecchie da una ostetrica molto premurosa
così che non finissero addosso alla bambina. Un allegro vociare di
complimenti e auguri avvolse la testa delle due che sembravano però
non sentire niente godendosi il momento e la sua perfezione.
Un attimo prima che Lydia gli venisse
tolta, Virginia sorrise giustamente soddisfatta della sua impresa,
concedendosi una lacrima, ma una sola prima di cadere addormentata.
Un sonno senza sogni l'accompagno per
gran parte della notte, giusto un attimo prima di svegliarsi però
una figura avvolta da una toga bianca bordata d'azzurro le apparse
opaca davanti dicendo:
« Grazie! Ora, Virginia Lanotte,
svegliati! devi occupati di lei!»
Un attimo dopo l'infermiera entrava in
stanza con Lydia pronta per ricevere la poppata da una stralunata e
confusa neo-mamma.
Virginia Lanotte è una donna forte, il
tipo di forza che hanno tutte le donne Italiane. Quelle vere! Una
italiana capace di schiaffeggiare un uomo verde di rabbia, farlo
sbiancare con il solo sguardo, lasciandolo poi a riflettere da solo
rosso in viso: un po’ per la vergogna un po’ per la sberla.
È una sberla tricolore quella della
sua mano.
Era il tipo di donna che riusciva
sempre a farsi voler bene, e lo stesso bene rimandava al suo
prossimo, qualità che non passò inosservata agli occhi chiari di
quell'uomo che poi divenne suo marito. Un ragazzo moro, giovane e
intelligente, a vederlo mai si sarebbe detto che fosse un
carabiniere, probabilmente per quel suo sguardo curioso e attento da
ragazzino.
Quando Il signor Niedda entrò nella
stanza, era come se tutti sapessero già del suo arrivo, il suo largo
girovita annunciava il suo ingresso ovunque entrasse con qualche
attimo di vantaggio.
Luigi Niedda, era un omaccione grosso e
brutto, che per sua fortuna godeva di un volto paffuto e di modi
semplici, questo rabboniva un po' il suo aspetto, che per quanto
fosse disarmonico nei tratti, la sua mancanza di bellezza permetteva
comunque di amarlo. Virginia esausta sorrise mesta mostrandogli la
bimba che pacifica si lasciava allattare nella quiete della stanza.
« E tutta suo padre...»
La sua voce profonda e calma riempiva
la stanza, era come se avessero acceso un fuoco davanti al letto, con
tanto di fornello per la caffettiera. Ogni parola stregava
l’atmosfera, tanto che perfino quella spoglia stanza dalle mura
bianche e azzurre sembrava diventata più dolce.
«...ha la sua stessa espressione ora
che è calma ».
«Dovevi esserci quando me l'hanno data
per la prima volta! Sembrava Federico il giorno che l'ho scoperto a
montare la culla in camera nostra, mi guardava come per dire “non è
come sembra!”»
la sua voce si fece malinconica parola
dopo parola, e quello che all'inizio era un sorriso mutò così in
fretta da credere che fosse una semplice e illusoria ombra.
«Dovrei sentirmi in colpa secondo te?
»,
Domandò Virginia, Luigi si irrigidì
per un attimo, perplesso, non capendo se era a lui che stava
rivolgendosi o alla sua bimba.
« Per cosa? »
Rispose tirandosi su la cintura
dissimulando l’attimo di incertezza rassicurandosi della tenuta
delle larghe braghe.
« Per essere così felice! Sono
passati solo 9 giorni e oggi mi sembra di essere io quella ad essere
venuta al mondo. E tutto è bello qua giù...»
« Se ora Camilla fosse qui ad
ascoltarti ti direbbe, che se non riesci ad essere felice per Lydia,
di prepararti! Chiudere gli occhi e salutare il mondo! Perché ti sta
per strozzare con le sue stesse mani!»
« Tua moglie è una sadica, violenta e
pazza donna! »
Si finse inorridita per un istante, poi
quasi scoppio a ridere, trattenendosi solo per il bene della figlia,
temeva che ridendo il latte le sarebbe andato di traverso...
sorridendo tra se e se per ciò che si era immaginata “eccola! La
paranoia da mamma chioccia” pensò, e subito dovette cambiare
discorso per non trasformarsi in una fontana di lacrime:
« Come sta? Dove è ora? » Si
affrettò ad aggiungere Virginia prima che i ricordi le piombassero
addosso con tutto il loro spropositato peso.
« È stata ricoverata anche lei, ormai
manca poco, le spese le paga l'assicurazione quindi noi ci facciamo
ricoverare già da oggi! Appena assegnata la camera verrà anche lei
a romperti le scatole! » e giù a ridere con la bocca larga e tutti
i denti bene in mostra. La risata di Luigi era speciale, non esisteva
stanza al mondo che ne sopportasse il peso, muri e finestre ridevano
con lui.
Anche solo accennare il riso lo faceva
tremare come un enorme budino, uno spropositato dessert al caramello;
Luigi è nato però con la sfortuna di possedere due luminosi occhi
azzurro chiaro, quasi grigi, troppo freddi per una persona come lui:
ne avrebbe meritati un bel paio color nocciola! O almeno questo era
sempre stato il pensiero di Virginia.
Poco dopo Camilla era nella stanza, il
suo pancione ancora non rivaleggiava con quello del marito seppur il
passeggero al suo interno fosse in dirittura d'arrivo. Abbracciò
l'amica come se volesse sollevarla dal letto, cosa che Luigi si
preoccupò subito di farle notare. Lei liquidò le premure del marito
scherzando sulla sua “cavalleria della domenica”. Se voleva
preoccuparsi del suo stato doveva farlo a tempo debito e poteva
pulire il pavimento di casa mentre era all'ottavo mese, e poco
importava che per farlo lei, usava la scusa delle voglie per
allontanarlo da casa, potendo poi agire di nascosto.
La giornata passò, trascinata dalla
felicità per la nuova vita, e così per i dodici giorni che seguirono
sembrava la gioia voler riproporsi con vestiti sempre diversi e sempre bellissimi.