mercoledì 16 marzo 2011

La casa di Nonna Isabella

Mentre si dirigeva in soggiorno passando davanti alle scale, Virginia si vide precipitare tra le braccia un piccolo ciclone dai capelli neri che solo poco dopo realizzò essere sua figlia.
  • «Vuoi andare anche tu con lo Zio e Teo vero? »
  • «Posso mamma?»
  • «Non lo so, puoi?»
  • «Non ho compiti, ne niente da fare... e poi non vedo nonna Isabella da tantissimo!!! »
  • «Dai, non è tantissimo... non sarà passata nemmeno una settimana...»
  • «E tu lasceresti che passasse una settimana??»
Virginia si girò in direzione del soggiorno guardando di traverso la figlia, che era riuscita per l'ennesima volta a metterla in una posizione scomoda, realizzò così di doverle insegnare qualche arte che andasse oltre il semplice agitare la lingua a mo' di spada.
  • «Se ti do il permesso, prometti di acconsentire ad ogni mia richiesta?»
  • «Acconsentire vuol dire essere d'accordo?»
  • «Vuol dire dare il consenso, quindi rispondere di Si a qualsiasi cosa...»
  • «Ma non saranno cose troppo brutte?»
  • «Tua mamma potrebbe mai chiederti cose brutte?»
  • «Ok, allora va bene... farò tutto quello che vuoi!! posso??»
  • «Vai e divertiti, e dai un bacione a Nonna Isabella anche da parte mia!»

Lydia abbracciò la mamma all'altezza della vita e scappò ad infilarsi gli scarponcini per andare in campagna che teneva nel cassetto basso della scarpiera del sottoscala, al loro fianco lo spazio vuoto lasciata dagli scarponcini di Teo che il bambino aveva quasi finito di allacciare. Al contrario di qualunque altra scarpa di Lydia quegli scarponcini erano così sporchi che era difficile capirne il colore originario, e anche se il loro interno era pulito e fresco era difficile immaginare il motivo per cui una bambina fosse così felice di mettere delle scarpe tanto luride.
  • «Andiamo bambini... su di corsa in macchina!» Urlo Luigi mentre apriva lo sportello della sua auto prendendosi un momento per mettersi comodo al posto di guida.
Teodoro prese posto affianco al padre e pochi secondi dopo Lydia si tuffò sul sedile posteriore con i lacci delle scarpe ancora sciolti.
  • «Cinture?» chiese Luigi
  • «Allacciate!!» Risposero in coro i bambini mentre il motore si avviava rombando
  • «Salutate Virginia allora, partiamo!»

E mentre i bambini agitavano le mani e Luigi dava due colpi al clacson la macchina si lasciò casa e vialetto alle spalle.
Il viaggio non era dei più lunghi, una volta attraversate le vie più trafficate restavano pochi chilometri di strada panoramica, per poi finire sul sentiero di collina che avrebbe portato al piccolo pezzetto di Terra dove nonna Isabella aveva casa. Teo guardava fuori dal finestrino Mentre Lydia interrogava lo Zio su quello che avrebbe fatto una volta giunti a destinazione:
  • «Devi raccogliere L'uva oggi Zio?»
  • «No Oggi no, Ma forse ne prenderò qualche grappolo per assaggiarla...»
  • «Prenderai anche Angurie e meloni?»
  • «Meloni si, Angurie non so... se la nonna non le ha già raccolte, forse...»
  • «Possiamo giocare Con le galline?» chiese infine con un'inflessione speranzosa
  • «Potete Giocare! Ma non disturbate troppo le galline, dopo le nostre visite tardano sempre qualche giorno per fare le uova...»
  • «Non Disturbiamo le galline! Si divertono anche loro...»
  • «E come fai a dirlo?»
  • «Be, scappano! Se non si divertissero, sarebbero loro ad inseguire noi! No?»
  • «ahahah! Per fortuna eh? Loro hanno becchi e artigli... non avreste speranze!»
  • «Noo... Noi Potremmo sconfiggere le galline! Vero Teo?»
Teo tornò a guardare dentro la macchina per rispondere alla domanda, ma la sua risposta non fu quella che Lydia si aspettava:
  • «Non lo so, e se una volta sconfitte non fanno più uova? Meglio lasciarsi beccare un po e avere le frittate...»
Luigi rise ancora! Impressionato dalla praticità del ragionamento del figlio, da quando aveva imparato a parlare Teo non aveva mai smesso di stupire il padre ogni volta che apriva la bocca
  • «Sei molto Pratico eh!? Ma prenderesti lo stesso le uova di una gallina che ti becca la mano? Non le daresti un colpo in risposta?»
  • «e se lei mi becca di nuovo? Meglio prendersi una beccata e un uovo che due beccate e nessun uovo... no? »
  • «Non hai paura delle galline vero Teo?» chiese Lydia divertita
  • «NO! Ma non le voglio nemmeno picchiare...»

La macchina rallentò prima di svoltare a destra per una strada poco battuta che avrebbe portato ad un cancello verde con i cardini fissati su due colonne di cemento quasi completamente coperte da cespugli di cisto e ginestra che tracciavano anche i confini del sentiero che si estendeva oltre la cancellata. Luigi mise la macchina in folle, tirò il freno a mano e scese a spingere il cancello per poter portare oltre la macchina. Anche i Bambini scesero, sapendo già di dover richiudere il cancello una volta che la macchina fosse passata oltre. Luigi non aspettò i due e si diresse oltre la curva che nascondeva la casa e il resto del sentiero, mentre i bambini una volta richiuso il cancello si misero a correre dietro la macchina incuranti del fango che andavano calpestando, concentrandosi solamente sull'arrivare per primi al grande mandorlo che cresceva davanti alla casina della nonna a poco meno di cento metri dalla curva.

La casa si estendeva su un solo piano, escludendo la cantina dove venivano immagazzinate conserve, damigiane di vino, e vecchi attrezzi da lavoro; Le mura erano bianche e alte, il tetto di vecchie tegole rosse, alcune rotte, ma l'edificio non sembrava cadente. Se a qualcuno venisse mai in mente di schiacciare l'intera dimora della nonna in un'unica e striminzita parola, forse “vissuta” potrebbe fare al caso suo.

Quando i bambini Arrivarono al mandorlo, Lydia con pochi metri di vantaggio su Teodoro, Luigi era già sceso dalla macchina, ma non riuscendo a vedere dove fosse andato cominciarono a chiamarlo per nome a voce alta;
  • «Papà!»
  • «Ziooo!!!»
poco dopo il secondo Urlo Luigi Si fece vedere sbucando dal muro dietro la casa con un dito indice poggiato rigidamente sulle labbra mentre con l'altra mano faceva gesto ai bambini di seguirlo dietro la casa, verso il pollaio, ovviamente in silenzio.
La maggior parte delle galline razzolava davanti all'aia tranquille, ma oltre il recinto la gonna Nera di nonna Isabella sbucava fuori dalla casina di legno dove le galline andavano a dormire. Luigi Fece entrare i Bambini dentro il pollaio, e alla nonna non ci volle molto per voltarsi, mettersi in piedi e sorridere ai nipoti.
Nonna Isabella vestiva con una lunga gonna nera e una camicetta blu molto scuro e un po' rovinata che usava proprio per lavorare, aveva un bel sorriso seppur non mostrasse alcun dente e anche se gli anni le avevano lasciato qualche macchia sul volto queste imperfezioni non sembravano togliere qualcosa alla bellezza che in gioventù doveva essere sfolgorante. Gli occhi Grigi chiaro saettarono da Teodoro a Lydia e le mani salirono da prima da aggiustarsi i capelli, per la maggior parte stretti in una crocchia, e poi si protrassero verso i bambini poggiandosi sulle guance di entrambi morbide come il velluto avvicinando i loro volti al suo e dando loro un grosso bacione, che svelto Teo si affrettò a cancellare via con il dorso della mano una volta che la nonna girò a prendere il cestino di uova lasciato nel pollaio, e facendo poi cenno ai bambini di prendere posto, in silenzio, la dove stava lei.

Dentro una scatolina di plastica trasparente illuminata da una lampadina, una minuscola ala bianca, un po umida usciva fuori da un ovetto rotto quasi per tutta la sua circonferenza. La nonna batté un colpetto sulle spalle di entrambi per farli girare verso di lei e assicurarsi che lo spettacolo fosse di loro gusto. Loro sorrisero e tornarono ad osservare L'uovo che stava per schiudersi mentre Nonna Isabella, da dietro gli sussurrava
  • «Manca pochissimo, non perdetevelo!! avevate mai visto un pulcino così piccolo??»
Entrambi rimasero in silenzio, limitandosi a muovere il capo da destra verso sinistra, come ipnotizzati da quello scricciolo che lottava per vivere.
Lydia provò ad allungare la mano verso l'uovo, ma Teodoro le intercettò il braccio fermandolo a metà, come se avesse capito le intenzioni di Lydia di aiutare la schiusa. Le strinse da prima il polso, e lei accentando di rimanere paziente gli strinse la mano fremente nell'attesa. Un secondo dopo l'uovo si ruppe e il pulcino che per un attimo si trovo a zampe all'aria si sollevò sulle zampette fini sottili più del picciolo di una mela, un pezzo di guscio gli rimase sulla testa, e il piumaggio bianco, che umido com'era sembrava tendere al grigio sotto quella luce fece nascere nella bocca dei bambini la stessa esclamazione:
  • «CALIMERO!!!»
I due uscirono per mostrare il piccolo a Luigi e alla nonna, anche se Il pulcino si era già scrollato di dosso il pezzo di guscio, ma prima di raccontare qualsiasi cosa a qualcuno dovettero sgranare gli occhi un'altra volta. Luigi teneva tra la mani uno scatolone che pigolava allo stesso modo del pulcino che era appena uscito dall'uovo, Al suo interno vi erano altri cinque palline di piume bianche, alcune un po più gialle che urlavano la loro fame e la loro voglia di libertà.
- «Vi Piacciono? Sono nati mentre voi eravate a scuola stamattina... quello che avete chiamato Calimero invece sembra che vi abbia voluto aspettare»

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